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ROMA/ Teatro dell Opera: IL TRITTICO (Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) von Giacomo Puccini. Rezension in italienischer Sprache .

24.04.2016 | Oper

IL TRITTICO   (Il Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) von Giacomo Puccini

 Teatro dell’Opera di Roma “Costanzi”, 23 aprile 2016

 È proprio al Teatro Costanzi di Roma, l’11 gennaio 1919 sotto la direzione di Gino Marinuzzi, che avvenne la prima rappresentazione europea del Trittico di Puccini, alla quale fu presente il compositore, che invece non poté assistere alla prima assoluta tenutasi al Metropolitan di New York; e al Costanzi di Roma torna il Trittico nella stagione in corso in un allestimento assai promettente che, reduce del grande successo riscosso a Copenhagen e a Vienna, vede sul podio il maestro Daniele Rustioni e alla regia Damiano Michieletto, alla guida di un cast ricco di nomi prestigiosi. Le scene sono curate da Paolo Fantin.

Tabarro Racette e Frontali
Patricia Racette, Roberto Frontali. Copyright: Teatro dell’Opera die Roma

Il giovane regista, appena insignito del più importante riconoscimento teatrale inglese, il Laurence Olivier Award, è al suo debutto al Teatro Costanzi; la sua creatività innovatrice è decisamente orientata a far emergere e a valorizzare la spiccata “teatralità” della musica pucciniana, evidente in particolar modo nel Trittico, creando una sinergia perfetta tra musica e azione; lo spazio scenico appare fin dall’inizio interpretato in modo “polifunzionale” e prospettico, grazie all’idea di ambientare l’azione scenica del Tabarro in una moderna area portuale tra alcuni containers accostati e sovrapposti che creano vari livelli e spazi per la regia, permettendo così la rappresentazione simultanea dei vari piani narrativi della storia; la Senna, assente alla vista, è comunque sempre presente nel suo “tema” musicale ostinato e ossessivo, che conduce la vicenda, tacendo e poi tornando costantemente, come una sorta di Leitmotiv dell’atmosfera cupa e angosciante che pervade l’opera,  e quasi generando poi il tema stesso del tabarro;  nella regia intensa ma asciutta e priva dell’enfasi verista (anche nel gesto finale reso meno cruento), ben si esprime l’interpretazione pregevole e sicura di Roberto Frontali nel ruolo di Michele, affiancato dalla Giorgetta di Patricia Racette efficace sia scenicamente che vocalmente nella drammaticità del personaggio; tra i ruoli più brillanti che contrappuntano l’azione notiamo la Frugola di Anna Malavasi.   Non perdiamo di vista alcuni elementi scenici, che, evidenziati dalla regia, rinforzano il riferimento al figlioletto perduto di Giorgetta e Michele: la carrozzina e le scarpette, le stesse scarpette che appariranno anche nel dramma successivo, amorevolmente custodite da Suor Angelica.

Suor Angelica, Racette e Urmana
Suor Angelica“: Violeta Urmana, Patricia Racette. Copyright: Teatro dell’Opera die Roma

L’azione si sposta senza soluzione di continuità da Tabarro in Suor Angelica: la scena rimane strutturalmente invariata ma i containers ora si aprono rivelando all’interno gli ambienti di una sorta di carcere psichiatrico dei nostri tempi, una ambientazione che forse in qualche modo travisa e disperde il senso reale della pena e dell’espiazione della protagonista; ma il dramma della maternità perduta/negata rimane come un sottile trait d’union tra i due personaggi femminili: Giorgetta rimane in scena alla fine del Tabarro e viene rapidamente cambiata di costume entrando nei panni di Suor Angelica (Patricia Racette), così quasi, idealmente, continuando a vivere il medesimo dramma esistenziale; la regia del personaggio di Suor Angelica tocca dei picchi di alta drammaticità e di profonda umanità, nella disperazione della donna che arriva a gesti di sfogo aggressivo anche fisicamente nei confronti della zia Principessa e nei momenti di autentica commozione nell’interpretazione vocale; molto intensa e sicura la resa vocale e scenica del personaggio. Pur nel sostanziale contrasto tra le due opere, si intravede qualche elemento di continuità anche dal punto di vista musicale, spunti di affinità e derivazione tematica, come tra il tema del tabarro e uno dei temi dell’angoscia di Suor Angelica presenti nell’aria e poi spesso ossessivamente nell’opera. Perfettamente calata nel ruolo della zia Principessa Violeta Urmana, austera e profonda nella pienezza del suo timbro vocale.

Gianni Schicchi, Frontali e cast
„Gianni Schicchi“. Roberto Frontali. Copyright: Teatro dell’Opera die Roma

E con Gianni Schicchi si completa il Trittico, tre opere evidentemente complementari nel contrasto; eppure un filo conduttore tra i tre lavori si delinea e rimane anche con la terza opera, così diversa brillante caleidoscopica e satirica: come ci dice il regista Michieletto, il filo rosso è la genitorialità, quel tratto di umanità che lega tra di loro tre vicende tanto distanti e per le quali il regista costruisce un elemento di continuità anche scenica, in qualche modo; la genitorialità, che nelle prime due opere si evidenzia nelle figure materne, nello Schicchi si esprime nel gesto paterno del protagonista che, in definitiva, decide di gabbarsi dell’avidità feroce e della sprezzante ipocrisia della famiglia Donati per favorire il coronamento del puro amore della figlia Lauretta e di Rinuccio; anche nello Schicchi l’impianto scenico con i containers rimane lo stesso ma tutto coperto con tappezzeria di “giglio di Firenze” e con arredamento novecentesco; con un sapiente ed esilarante colpo di scena un container riemergerà alla fine, come una specie di gabbia dove verranno rinchiusi tutti i parenti “puniti”; l’azione scenica è qui quanto mai animata, articolata sui vari livelli dello spazio, e in una regia molto brillante e comica, qui la sinergia tra il ritmo drammatico rapidissimo e mutevole della vicenda, l’incredibile fantasia nell’inventiva musicale e l’azione scenica si esprime appieno a livelli davvero entusiasmanti. Il tutto ruota naturalmente intorno al personaggio di Gianni Schicchi interpretato da Roberto Frontali, che con padronanza da vero artista passa dal ruolo precedente a questo con disinvoltura ed efficacia; ma l’azione è sempre collettiva nell’opera, il protagonista è vivacemente contornato dagli altri interpreti, tutti di ottimo livello e perfettamente inseriti nell’ingranaggio registico, molti dei quali per altro già ascoltati nelle due opere precedenti; citiamo Natascha Petrinsky, Anna Malavasi, Nicola Pamio, Simge Büyükedes, Domenico Colaianni, Roberto Accurso, Matteo Peirone, Francesco Musinu, e un attenzione particolare va alla Lauretta di Ekaterina Sadovnikova e al Rinuccio di Antonio Poli, tenore di bella e sicura vocalità.

Davvero convincente la direzione del maestro Daniele Rustioni, seguìto egregiamente dall’Orchestra del Teatro dell’Opera; ha reso con precisione e profondità di lettura la formidabile complessità e sottigliezza della scrittura orchestrale, fin nelle complesse trame della scrittura dello Schicchi, realizzando con sensibile maestria le differenti ambientazioni timbriche e strumentali delle tre opere.

Incontenibile l’applauso del pubblico al termine della rappresentazione.

Cristina Iacoboni

 

 

 

 

 

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